domenica 16 giugno 2013

Breve (molto breve) storia dell'Argentina

N.B. - È presente un nuovo post sull'Argentina: sono diapositive che ampliano la descrizione di questo paese. Possono essere mostrate anche a schermo intero.

Colonizzazione


All'inizio del 1500, approdarono in quella che sarà chiamata poi Argentina (Terra Argentea, ricca d'argento) Juan Diaz de Solis e Sebastiano Caboto, e poiché navigavano per la Spagna quella terra divenne colonia spagnola.

La maggior parte delle terre apparteneva alla corona spagnola, ai latifondisti, laici ed ecclesiastici (quest'ultimi avevano circa 1/3 di tutte le terre). Il latifondo costituì l'ossatura economica dell'Argentina per molto tempo. Gli indigeni erano impiegati nel lavoro della terra e nelle miniere. I contadini liberi erano occupati soprattutto nell'allevamento (gauchos).


Indipendenza

A causa delle tasse gravose pretese dalla madrepatria, e prendendo come esempio la guerra di indipendenza condotta dagli Stati Uniti nei confronti dell'Inghilterra, i creoli, discendenti degli europei ma privi di reale potere, proclamarono l'indipendenza nel 1816, che difesero vittoriosamente su una Spagna ormai indebolita anche in Europa. Lo stato federale vero e proprio nacque nel 1853.


All'indipendenza non seguì una grande crescita, come avvenne per gli Stati Uniti, perché qui non esisteva una classe borghese-capitalista, tuttavia l'incremento delle esportazioni verso l'Europa rese l'Argentina uno stato florido, e soprattutto, bisognoso di manodopera e per questo fu favorita ampiamente l'immigrazione, soprattutto contadina. Molti italiani, a varie ondate, raggiunsero questo paese in cerca di fortuna (fra gli altri, Giuseppe Garibaldi nel 1831, che incontrò qui la sua Anita (Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva). L'immigrazione italiana si interruppe soltanto durante il fascismo, ma poi riprese.

Industrializzazione

La svolta verso l'industrializzazione si ebbe a partire dall'ascesa al potere di Juan Domingo Perón, eletto nel 1946, che nazionalizzò una grande quantità di industrie strategiche in mano a capitali stranieri, e promosse lo sviluppo di un'industria leggera volta soprattutto al mercato interno, e contemporaneamente, favorì la redistribuzione del reddito promuovendo l'associazionismo sindacale (se si producono merci è indispensabile che ci siano anche acquirenti!).


Il personaggio di Evita Peron è stato celebrato dal film interpretato da Madonna.
Qui la canzone più famosa Don't cry for me, Argentina nella versione di Joan Baez

Nel 1947, con l'attivismo della moglie Evita, molto popolare in Argentina, introdusse il suffragio universale per le donne. Perón contava, infatti, sul forte legame fra lui e il popolo, grazie al forte carisma suo e di sua moglie. Tale politica, economicamente progressista, non era gradita alle oligarchie del paese, che riuscirono ad estrometterlo: la riduzione delle riserve valutarie da una parte, e quindi una situazione economica meno florida, e l'approvazione della legge a favore dell'aborto, che gli costò nel 1955 la scomunica da parte della Chiesa, destabilizzarono il suo potere e andò in esilio, accolto dalla Spagna di Franco, per evitare lo scoppio di una guerra civile.

Seguì per l'Argentina un ventennio di grande instabilità: la coesione sociale favorita dal peronismo, in mancanza del leader, portò alla frammentazione delle tante correnti all'interno del partito. Le difficoltà interne furono accentuate da una grave siccità che provocò gravissime difficoltà economiche. Il paese provò ad affidarsi nuovamente a Perón.

Nel 1973 si tennero in Argentina le elezioni generali ma anche se a Perón fu impedito di concorrere, gli elettori votarono come presidente un suo sostenitore peronista di sinistra che però si dimise nel luglio dello stesso anno, spianando la strada a nuove consultazioni. Così Perón tornò al suo paese natale e vinse la tornata elettorale divenendo di nuovo nell'ottobre del 1973, affidando alla sua terza moglie Isabel, che era stata una cantante e ballerina di night club, il ruolo di vicepresidente.

Dopo un anno Perón morì improvvisamente di infarto cardiaco, senza essere riuscito ad affrontare i gravi problemi del paese. Gli succedette la moglie Isabel, che era completamente impreparata ad affrontare la guida di un paese, e si affidò a consiglieri della destra del partito peronista. Durante questo periodo, nel tentativo di soffocare la rivolta sociale contro le gravissime condizioni economiche, appoggiò una cruenta repressione.

Giunta militare


Frammento del film "Garage Olimpo". La tortura al tempo della giunta militare.

Nel 1976 Isabel fu deposta con un golpe, e il potere venne assunto da una giunta militare capeggiata da Jorge Rafael Videla. Questo è uno dei periodi più oscuri della storia dell'Argentina. Decine di migliaia di persone, sospettate di appartenere ad organizzazioni che si ritenesse potessero svolgere una qualsiasi attività che interferisse con la politica della Giunta, furono arrestate, portate in centri clandestini di detenzione, dove vennero torturate e poi eliminate, caricandole su aerei e poi gettandole in mare ancora vive (raccontato nel film "Garage Olimpo", di Marco Bechis). Nessuna traccia. Scomparsi. Desaparecidos, come dicono le Madri di Plaza de Mayo, che continuano ancora a manifestare davanti al palazzo del governo, la Casa Rosada di Buenos Aires, in Plaza de Mayo, perché la memoria dei loro figli non sia cancellata.


Alla ricerca dei figli dei desaparecidos

Alcune donne fra gli scomparsi erano gravide, ed è stato accertato che prima di farle sparire i militari abbiano aspettato che partorissero e fatto adottare i loro bimbi da famiglie vicine alla Giunta. Dei 500 bambini nati in quel periodo, un centinaio sono stati rintracciati. Le Nonne di Plaza de Mayo, non si stancano di cercarli.


Un documentario sulla guerra della isole Falkland-Malvinas

Fra il 1981 e il 1983 si susseguirono altri governi militari, e l'ultimo intraprese a scopo propagandistico la scellerata avventura della guerra per la riappropriazione delle isole Falkland/Malvinas. La sconfitta contro la Gran Bretagna portò alla caduta dell'ultimo generale, e il ripristino dei diritti civili e della democrazia.

Ritorno alla democrazia

Il primo presidente eletto dopo il periodo della dittatura, il moderato Raúl Alfonsín, promosse il processo contro i militari golpisti. L'epoca della presidenza di Alfonsin è segnata da una crescente inflazione. Numerose manifestazioni di protesta lo costrinsero alle dimissioni.

Il grande saccheggio


Documentario argentino sulla svendita del Paese


Alle elezioni del 1989 fu eletto Carlos Menem. Uno dei suoi primi atti come presidente fu la concessione della grazia a tutti i politici del precedente governo responsabili del sanguinoso fenomeno dei "desaparecidos", nel nome della riconciliazione. Abbracciò una politica economica di stampo liberista, che, dopo un primo periodo di crescita economica, portò al default l'Argentina. Le cose non migliorarono con i successivi presidenti, fino all'elezione di Nestor Kirchner, nel 2003.

La ripresa

Il nuovo presidente condusse una lotta molto incisiva alla corruzione che dilagava nel paese, ottenne una dilazione dal Fondo Monetario Internazionale per il pagamento del debito, e durante il suo mandato l'economia argentina conobbe una nuova stagione positiva. Destituì i vertici militari compromessi col vecchio regime, impose che i responsabili degli omicidi della giunta golpista fossero processati e condannati (il 22 dicembre del 2010 l'ex capo della Giunta militare argentina, Videla, è stato condannato all'ergastolo per omicidi e torture. È morto in carcere il 17 maggio di quest'anno.).

Dal 2007 il paese è guidato dalla moglie di Nestor Kirchner, Cristina. E le cose non vanno molto bene...

sabato 15 giugno 2013

La globalizzazione del lavoro

Ho dedicato ampio spazio con i miei studenti di seconda superiore al tema della globalizzazione. Al termine delle lezioni, per verificare la comprensione dell'argomento, ho scelto alcuni articoli di attualità che riguardavano diversi aspetti della globalizzazione, come spunti per un breve saggio da svolgere in 20 righe, in classe.

Pubblico qui il lavoro di Andrea, che ha scelto questo tema:

Lo hanno chiamato il “Piano di salvaguardia e razionalizzazione dell’assetto di Indesit Company in Italia” ma si tradurrà in una delocalizzazione in Turchia e Polonia, con conseguente sovrannumero dei lavoratori: 1425 unità. Indesit è il marchio italiano degli elettrodomestici nel mondo.

Parla del lavoro nell'era della globalizzazione, dal punto di vista dei lavoratori, nel mondo occidentale e nei paesi in via di sviluppo. E anche dal tuo punto di vista, mentre guardi al futuro.
(I link e le immagini sono una mia scelta)



La globalizzazione economica ha causato una delocalizzazione delle imprese, ovvero, le grandi multinazionali hanno spostato la loro produzione dai paesi più sviluppati ai paesi più poveri, Europa orientale e Asia, soprattutto.

Se questo inizialmente può sembrare un vantaggio, perché sono creati nuovi posti di lavoro in paesi arretrati, che così possono progredire, non lo è affatto, perché i lavoratori non sono trattati nel rispetto dei diritti più elementari.

La Foxconn, dove sono prodotti gli iPhone

Se un operaio in Germania guadagna in media 18 euro all'ora, in Asia la media è di 20 centesimi di euro, e questo comporta un'enorme riduzione del costo del lavoro per l'impresa. Inoltre i lavoratori non hanno una pensione, né assicurazioni, non possono aderire a scioperi e in alcuni paesi neanche godono dei diritti sanciti dall'OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro). E anche l'ambiente di lavoro è pessimo.


La tragedia di Dacca, in Bangladesh

Per non pagare i contributi sono sfruttati anche i bambini e anch'essi sono sottoposti a condizioni durissime.

Denuncia del lavoro minorile


Infine, in questi paesi c'è un disagio tale che se qualcuno, stanco dei maltrattamenti si volesse licenziare, ci sarebbero tantissimi disperati pronti a lavorare anche a condizioni peggiori.

La delocalizzazione delle imprese provoca nei paesi più avanzati l'aumento della disoccupazione nel settore industriale, mentre nel terziario sono sempre più diffusi i contratti precari, incerti sulla durata, a minor salario, senza assicurazioni. In tal modo è difficile per i giovani fare progetti per il futuro.

Call center

Molti giovani, con una buona istruzione, preferiscono lasciare l'Italia perché non vedono prospettive lavorative adeguate nel nostro paese, che risente più di altri dell'attuale crisi economica. E la Germania, ad esempio, è pronta ad accoglierli. Anch'io immagino così il mio futuro, lontano dall'Italia.