lunedì 7 novembre 2011

Eliminare gli sprechi



L'Impronta Ecologica permette di determinare qual è la superficie, in termini di terra e acqua, di cui la popolazione umana necessita per produrre con la tecnologia disponibile le risorse che consuma, e per assorbire i rifiuti prodotti. Essendo la popolazione mondiale di 7 miliardi, per poter vivere utilizzando le risorse disponibili sulla Terra ciascuno ha a disposizione 1.8 ettari globali.

Provincializzando la questione, considerando quindi il territorio nazionale, ogni italiano ha a disposizione solo 1,1 ettari di terreno, eppure il consumo medio procapite è di 3,1 ettari. Qualcosa non va, giusto? Anche perché, se consumiamo più di quanto disponiamo, vuol dire che consumiamo territorio a scapito di altre persone, perché il pianeta è uno solo!

La salvaguardia del nostro Pianeta e l'equa distribuzione delle risorse passano necessariamente dalla riduzione dei consumi e degli sprechi: un capovolgimento di prospettiva, rispetto al paradigma della crescita economica, nel quale siamo immersi.

Propongo qui tre filmati, a titolo di esempio, che permettono di riflettere su alcune modalità con cui si provoca lo spreco, senza produrre un miglioramento della qualità della vita, e con profonde ripercussioni negative.

Il primo di questi filmati riguarda l'industria dell'acqua minerale: "La storia dell'acqua in bottiglia" (durata 8' circa). Il video è americano, ma i contenuti sono sovrapponibili alla realtà italiana.



Il secondo filmato si occupa dell'industria dei farmaci: "Inventori di malattie" (durata 52' circa). Il video descrive la realtà americana, ma l'aggressività delle politiche commerciali delle multinazionali farmaceutiche ci obbliga alla vigilanza (negli ultimi dieci anni il consumo di psicofarmaci in Italia è raddoppiato!).



Il terzo filmato riguarda l'industria dell'elettronica: "Obsolescenza programmata" (durata 52' circa). Il reportage è girato in Italia. Nella nostra scuola qualcosa si fa: ogni classe ha un computer proveniente dal recupero di PC dismessi da aziende, su cui è installato Ubuntu, un sistema operativo 'leggero' (che occupa poca memoria), libero e gratuito.



E i rifiuti dell'industria elettronica dove vanno a finire? Ne parlerò...

Ringraziamenti:
Carlo Gandolfo, per la segnalazione dei video che compaiono in questo post

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