martedì 21 giugno 2011

Il mercato delle materie prime

di Fabrizio Di Benedetto



Basta aprire l'inserto Finanza e Mercati de Il Sole 24 Ore e andare a cercare quella pagina intitolata Commodities: termine che in italiano non si può che tradurre con "materie prime". In realtà le commodities sono quelle materie prime (principalmente agricole, metalli e combustibili) che hanno almeno due caratteristiche fondamentali: omogeneità della qualità e facilità di trasporto e conservazione.

Facciamo un esempio. Pur esistendo mille varietà di frumento e mille farine per tutti gli usi, il mercato, parola con cui intendiamo tutti i soggetti che fra loro scambiano, ha bisogno di non fare confusione e poter standardizzare i prodotti, perciò il frumento nel mondo viene diviso nelle due macro-categorie di grano duro e grano tenero. Tutto ciò che è prodotto viene marchiato con una delle due etichette e immesso sul mercato. Ovviamente, le tecnologie del trasporto hanno permesso la creazione del mercato delle materie prime che senza camion, treni, aerei, navi merci, magazzini per lo stoccaggio e catena del freddo non sarebbe mai nato.

Da tutto ciò non stupisce che il mercato delle materie prime si sia sviluppato più recentemente del mercato dei titoli di credito, delle azioni e delle obbligazioni. Può sembrare strano, ma le borse hanno prima cominciato a scambiare titoli di credito e solo dopo materie prime, anche se proprio il commercio delle materie prime è stata la prima attività dell'uomo, dopo aver imparato a coltivare ed allevare.
In altre parole, fino a che la tecnologia non ha reso possibile il trasporto di grandi quantitativi di merce (spesso deperibile), non esisteva un vero e proprio mercato mondiale di materie prime regolamentato. Beni come il grano, l'oro, il carbone ma anche la carne suina erano gestiti da mercati locali, anche di grandi dimensioni ma pur sempre locali. Certo, esistevano anche nel passato merci che per caratteristiche intrinseche potevano essere commercializzate in grandi quantitativi già dal '600 (si pensi alle spezie) e quindi essere scambiate su un mercato già globale, ma erano eccezioni.


Solo con la pace raggiunta dopo la seconda guerra mondiale, la ripresa dei commerci mondiali, le nuove tecnologie di trasporto e conservazione, si è cominciato a sperimentare un vero mercato globale delle materie prime.
A gestire questo mercato sono le borse merci (il Chicago Board of Trade e il London Metal Exchange, solo per fare due nomi), ciascuna delle quali si occupa specificamente di una materia prima o di una tipologia di queste. A Chicago, per esempio, si trattano tutte le materie agricole, mentre a Londra soprattutto metalli.
Le borse merci gestiscono le materie prime con gli stessi strumenti e con le stesse regole con cui le borse valori scambiano azioni e obbligazioni. Non è un caso. Come abbiamo detto prima: le borse cominciano a scambiare prima i titoli di credito e dopo le materie prime, perciò non stupisce che gli operatori sul mercato estendano alle commodities gli strumenti applicati da secoli ai titoli.


I livelli di negoziazione delle materie prime sono due e possiamo così definirli:
  • mercato fisico, ossia il mercato fatto da operatori che vendono e comprano le merci perché ne hanno immediato bisogno (pagamento e consegna della merce coincidono);
  • mercato a termine, ossia il mercato fatto da operatori che vendono e acquistano ora, ma per merce di cui necessitano fra un certo periodo di tempo (pagamento e consegna della merce non coincidono).

In un mercato tradizionale il livello fisico dovrebbe essere prevalente, ossia dovrebbe essere il mercato in cui si fissa il prezzo di riferimento. Tuttavia, nel mercato delle materie prime (e non solo) il livello prevalente è quello delle contrattazioni a termine, per un motivo fondamentale. Il mercato a termine è essenzialmente un mercato di assicurazione del prezzo. Ecco un esempio: sono un produttore di pane ed ho bisogno di alcune tonnellate di grano fra sei mesi, perché in quel periodo avrò una maggiore richiesta di pane avendo firmato nuovi contratti di fornitura. Ho però sentore che fra sei mesi il grano mi costerà più di ora, perciò compro ora il grano fissando il prezzo, ossia pagandolo a prezzo di oggi e me lo farò consegnare fra sei mesi. Se la mia paura di aumento del prezzo era fondata allora avrò risparmiato, avrò assicurato il prezzo ottimale, altrimenti avrò perso. Questo è il mercato.

Visto che tutti vogliono assicurarsi il prezzo migliore, tutti gli operatori scambiano a termine (oltre che sul mercato fisico) e perciò il mercato in cui si forma il prezzo è quello a termine, non quello fisico.

Ovviamente, non tutte le commodities si scambiano nelle borse merci. Esistono, per fortuna, piccole imprese che producono piccole quantità di grano (per rimanere nell'esempio), magari di grande qualità, che possono vendere il loro frumento fuori mercato. Tuttavia, quando il prezzo del grano è fissato a livello mondiale, il piccolo imprenditore non potrà differenziare troppo il suo prezzo rispetto a quello ufficiale. Io, piccolo coltivatore che produco grano duro, potrò farlo pagare un po' di più rispetto ai miei concorrenti più grandi, ma non potrò farlo pagare molto di più perché altrimenti i miei clienti andranno a rifornirsi da questi, che glielo fanno pagare meno.

Insomma, il mercato regolamentato, che scambia enormi quantitativi di merci quotidianamente, influenza anche il piccolo imprenditore. Come pure la nostra spesa di tutti i giorni. A sua volta questo mercato è influenzato dai grandi gruppi (agricoli, di estrazione dei minerali, dei metalli e dei combustibili) e dagli stati che spesso aiutano, sovvenzionano, le società private (agricole in primis).


Per concludere, solo un piccolo accenno a quel che prende il nome di speculazione. In tutti i mercati se ne parla, ma in quello delle materie prime la speculazione fa scattare nelle persone un maggiore senso di riprovazione morale perché si toccano questioni strettamente attinenti alla vita. Tuttavia, la speculazione è, nella sua accezione da manuale, esattamente quel che abbiamo visto parlando del mercato a termine. Un operatore che ha bisogno di merce cercherà di pagarla il meno possibile, scommettendo che pagandola prima o dopo una certa data potrà risparmiare. Spesso la controparte di questo operatore, che vuole fissare il prezzo, non è anche lui un operatore che tratta fisicamente la merce, ma uno speculatore. Pertanto la figura dello speculatore è essenziale sul mercato, proprio per garantire agli operatori non speculatori di garantirsi il prezzo migliore. La speculazione diventa un problema quando il numero di speculatori supera enormemente il numero di operatori che scambiano realmente le materie prime. Solo in questo caso (ed è purtroppo il caso dell'attuale mercato mondiale delle commodities) la speculazione diventa un problema per la vita delle persone, perché i prezzi non seguono più la domanda e l'offerta del bene ma le prospettive di maggiore guadagno degli speculatori.

Il mercato delle materie prime può subire forti oscillazioni di prezzo. Tanto per la speculazione quanto per fenomeni naturali (pensate a inondazioni che rovinano interi raccolti) ed è perciò un mercato estremamente delicato. Non è un caso che il G20 (la nuova struttura che riunisce i capi di governo dei principali paesi al mondo, che ha ormai soppiantato il G8) abbia fra i punti più caldi della sua agenda degli ultimi anni la riforma dei mercati finanziari e quindi anche di quello delle materie prime. Nuove regole per limitare la speculazione, ossia ricondurla a livelli fisiologici, e impegni sul piano dei cambiamenti climatici per limitare il loro impatto sul prezzo delle materie prime.

La strada è lunga e gli interessi contrastanti molti. Ci sono stati che ancora non sono convinti della necessità di nuove regole finanziare più rigide (USA) e stati che hanno paura che gli accordi per limitare i cambiamenti climatici possano frenare la loro corsa verso il progresso (Cina). In mezzo a questa indecisione, c'è però un mondo (in particolare l'Africa) che a causa di una minima variazione del prezzo del grano rischia di morire di fame, quando già ciò non succede.



Al termine di questo articolo di Fabrizio aggiungo il video che ha trasmesso Report dal titolo Let's make money, in cui il cinismo del mondo della finanza è posto confronto con l'immensa povertà dei paesi che eufemisticamente sono detti emergenti.

domenica 19 giugno 2011

L'uranio del Niger, un caso emblematico



Il video che introduce questo post è stato girato in Niger dagli attivisti di Greenpeace, attorno alla miniera di uranio di Akokan, per dimostrare che, a causa dell'attività estrattiva, nell'ambiente ci sono livelli di radiazioni ionizzanti che la popolazione deve sopportare molto al di sopra dei limiti consentiti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'OMS; un disastro ambientale che la francese Areva, responsabile degli scavi, ha dovuto ammettere.

L'Areva è uno dei colossi impegnati non solo nell'estrazione della materia prima, ma anche nella costruzione delle centrali nucleari che dissemina in tutto il mondo, e con la quale il governo italiano aveva un accordo perché fossero edificate anche nel nostro Paese. Grazie all'esito del Referendum del 12-13 giugno 2011, abbiamo scongiurato questa eventualità.

La mappa mostra la localizzazione delle miniere di uranio di Arlit e di Akokan, rispetto alla capitale, Niamey.


Le attività economicamente rilevanti del Niger sono la produzione di arachidi e l'estrazione di uranio, entrambe destinati all'esportazione. La popolazione vive con un'economia di sussistenza con ricorrenti crisi legate alla siccità, dato che il paese include una parte del deserto del Sahara e una parte del Sahel. Solo la parte meridionale possiede la vegetazione più abbondante della savana.

Gli indici di sviluppo di un paese possono essere misurati

  • con i dati economici, ad esempio, col PPA*, pari a 600\$ del Niger, contro i 31.200\$ dell'Italia;
  • con dati demografici, il più significativo dei quali è la mortalità infantile, pari a 116.66‰, contro i 5.51‰ dell'Italia;

*PPA = è il Prodotto Interno Lordo Pro Capite e si tratta di un dato medio annuo, che non tiene conto delle disuguaglianze all'interno della popolazione, ma è commisurato al potere d'acquisto della moneta, quindi confrontabile con quello dell'Italia.

Se la cosa non avesse risvolti tragici, mi verrebbe da dire che viviamo in un mondo bizzarro. Questo paese, il Niger, è uno degli ultimi al mondo a causa della povertà, pur essendo uno dei maggiori esportatori di uranio, una risorsa ambitissima dall'Occidente. Perché?

Perché i nigerini non sapevano nemmeno di averla questa ricchezza, e poi non avrebbero saputo nemmeno che cosa farsene. Il loro problema è l'acqua.

Dunque, arriva una società straniera, francese (c'è l'opzione del paese ex colonizzatore), finanzia le ricerche, compra la concessione per lo sfruttamento del giacimento, estrae la materia prima e paga una percentuale sulle risorse estratte.

Chi incassa? Il governo, che amministra le ricchezze dello stato. Chi è al governo? Wikipedia raccoglie alcuni elementi della travagliata storia politica del paese. In sintesi si tratta di gruppi di potere, che si arricchiscono personalmente e che spendono una buona parte degli introiti in armi per difendere il loro potere. A un gruppo se ne può sostituire un altro, ma la sostanza non cambia. L'importante è la compiacenza nei confronti della Francia, in modo che possa continuare lo sfruttamento delle risorse, in cambio di briciole.

Premesso che ritengo che l'energia nucleare non sia una buona fonte di energia, in ogni caso, se le cose andassero per il verso giusto, la società che sfrutta l'uranio del Niger (o qualsiasi altra risorsa) avrebbe dovuto mettere al servizio le proprie tecnologie per farvi arrivare l'acqua, per permettere lo sviluppo di un'agricoltura che consenta di sfamare la popolazione.

O forse l'acqua ha un costo maggiore dell'uranio? Un paese che fornisce uranio al mondo non può ricevere in cambio acqua. Chi decide i prezzi?

In uno dei prossimi articoli sarà affrontato questo interrogativo.



Link:

L'inchiesta di Greenpeace in Niger
Breve scheda riassuntiva sul Niger
Indici di sviluppo
Storia del Niger
 

sabato 18 giugno 2011

I diritti degli omosessuali

 

Il video contiene due brevi brani, uno in apertura e l'altro in chiusura, del film "Fragola e cioccolato" del 1994, che affronta il tema del grave disagio sofferto dagli omosessuali a Cuba.

La discriminazione nei confronti degli omosessuali non conosce confini, ed è paragonabile a quella nei confronti dei Rom e dei Sinti, di cui parlo in un altro articolo di questo blog. Anche gli omosessuali sono stati inclusi nella campagna di sterminio nazista.

Le modalità con cui è esercitata la discriminazione verso gli omosessuali comprendono l'emarginazione, il pestaggio squadrista, la "rieducazione" psichiatrica, la "rieducazione" ideologica nei campi di lavoro, come descritto nel film che introduce questo post, la negazione dell'affettività da parte della Chiesa, la penalizzazione in alcuni Stati.

I link che ho indicato si riferiscono ad esempi singoli. Per comprendere il problema, probabilmente, basterebbe raccogliere una testimonianza di un omosessuale, a partire già dal vissuto in famiglia, a scuola, al lavoro.

Come conseguenza dell'atteggiamento omofobico di una maggioranza su una minoranza molto consistente (il 5% della popolazione complessiva secondo l'OMS, ma probabilmente è sottostimata), gli omosessuali spesso negano o nascondono la loro scelta sessuale. A partire dagli anni '70, prima timidamente, poi in modo sempre più imponente, si sono organizzate manifestazioni denominate Gay Pride (fierezza omosessuale), che obbligano la società a confrontarsi con il problema anziché rimuoverlo.

L'Euro-Pride del 6 giugno 2011 si è svolto a Roma, ha visto la partecipazione della popstar Lady Ga-Ga con un milione di persone provenienti da tutta Europa, in un clima molto festoso, ma senza nascondere che questa giornata è celebrata per combattere per i diritti dei LGBT (lesbiche - gay - bisessuali - transgendre).


Una sempre più diffusa cultura del rispetto della persona umana in tutte le sue espressioni ha portato alla risoluzione contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale approvata dal Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU.

"Il documento impegna le Nazioni Unite a preparare per la prima volta un rapporto dettagliato sui problemi e le sfide che lesbiche, gay, bisessuali e transgender devono affrontare per veder riconosciuti i loro diritti e quali soluzioni potranno essere adottate per la parità. Il rapporto dovrà essere preparato entro la fine dell’anno. La risoluzione chiede anche che sia formato un comitato per aiutare l’Alto Commissario per i Diritti Umani ad avviare un «dialogo costruttivo, informato e aperto sulle leggi» che discriminano gli omosessuali." (Via Il Post)

A conclusione una mappa che illustra i diritti degli omosessuali nel mondo.




Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

La struttura organizzativa delle Nazioni Unite.

Consiglio per i Diritti Umani