domenica 17 gennaio 2016

Il caos siriano: Italia


Durante le vacanze invernali i miei studenti ed io abbiamo provato a mettere un po' di ordine nelle vicende attuali che riguardano la lotta allo Stato Islamico della Siria e del Levante. Ci siamo divisi i compiti, in modo tale che fossero analizzate le posizioni di ciascun protagonista della guerra in atto.

Quest'articolo è stato scritto da Valerio Guida.



I principali interessi italiani sono in Libia, per questo motivo la politica estera è segnata principalmente dalla soluzione del caos libico che è seguito alla caduta di Gheddafi nel 2011 (provocato dagli attacchi francesi, inglesi e italiani).

È stato siglato l’accordo per la nascita di una ampia coalizione di governo in Libia seguita alla Conferenza di Roma del 13 dicembre 2015, in chiave anti-ISIS che è attiva anche in Libia. I negoziati sono stati condotti dall’Italia, con il favore dell’ONU, degli USA e della Russia.

Invece l’Italia non ha raccolto l’esortazione di Hollande, dopo gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, a bombardare la Siria, sebbene un contingente di mille soldati italiani sia stato inviato a difendere i lavori di un’azienda italiana ad una diga sul fiume Eufrate, la diga di Mosul, in Iraq ai confini con l’ISIS.

La preoccupazione maggiore del capo del governo è quella di stringere accordi economici:


  • Matteo Renzi ha fatto una visita in Arabia Saudita, stringendo mani a sceicchi e principini (che hanno finanziato l'ISIS e che sostengono le milizie contro Bashar al Assad);
  • l’Italia vende armi all’Arabia Saudita: la notizia risale alla mattinata del 19 novembre quando risulta essere atterrato a Riyad un cargo carico di bombe MK-80 fabbricate in Sardegna, partite nei giorni scorsi dall'aeroporto di Cagliari Elmas, si tratterebbe della seconda spedizione nel giro di tre settimane;

L'Arabia Saudita rappresenta uno dei principali clienti della nostra industria militare. Dalle relazioni inviate dal Governo alle Camere si ricava che nel quinquennio 2010-2014 la destinazione principale della vendita di armi è stata il Medio Oriente.

E se in Arabia Saudita sono violati i più basilari principi umani, poco importa. È rimasto inascoltato l’appello di Amnesty International per la sospensione da parte dell'Italia dell'invio di sistemi militari alle forze armate saudite e una chiara presa di posizione sulle violazioni dei diritti umani del governo saudita (mentre l’Unione Europea ha conferito il Premio Sakharov a un blogger saudita, condannato a 10 anni di carcere e a 1000 frustate per reato di opinione).



Si è già parlato di Siria, di Iran, di Turchia, di Iraq, di Arabia Saudita, di ISIS, di Hezbollah, di Francia e Gran Bretagna e Russia.

Gli altri protagonisti che saranno considerati nei prossimi post sono:

  • Al Qaeda
  • il popolo curdo
  • USA

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