Durante le vacanze invernali i miei studenti ed io abbiamo provato a mettere un po' di ordine nelle vicende attuali che riguardano la lotta allo Stato Islamico della Siria e del Levante. Ci siamo divisi i compiti, in modo tale che fossero analizzate le posizioni di ciascun protagonista della guerra in atto.
Partiamo dunque dalla Siria, il cuore del problema.
Il paese non è ricco di risorse, ma si trova in posizione strategica fra i paesi ricchi di petrolio e l’Europa, e si affaccia sul Mediterraneo.
Al potere c’è Bashar al Assad, un alawita (una setta dello sciismo). Il suo governo è sostenuto dall’Iran sciita, dalla Russia di Putin che ha delle basi militari sulla costa siriana, l’unico affaccio sul Mediterraneo, e dagli Hezbollah libanesi.
Il paese, governato da uno sciita, è a maggioranza sunnita, e comprende anche il 10% di cristiani e la popolazione curda. Assad, al potere per discendenza, non è stato eletto e ha una forte opposizione interna sunnita. Egli ha represso nel sangue la rivolta siriana, inasprendo il confitto interno, scatenando una vera e propria guerra civile, che è ancora in corso, e che ha provocato l’esodo di 11 milioni di persone.
A fianco della ribellione sunnita della ‘primavera’ siriana si sono trovati l’Occidente con in testa gli USA, l’Arabia Saudita (e anche EAU, e Qatar) e la Turchia, che l’hanno sostenuta.
È in questo quadro caotico che nasce l’ISIS, lo Stato Islamico della Siria e del Levante, su un territorio a cavallo fra Siria e Iraq, che si propone di espandersi per rifondare la nazione araba, il califfato, cancellato dall’accordo Sykes-Picot. Tutti i paesi dichiarano di voler ostacolare questo piano, ma interessi particolari, divisioni interne e distinguo, di fatto, permettono la sua sopravvivenza.
Gli altri protagonisti che saranno considerati nei prossimi post sono:
- Iran
- Turchia
- Iraq
- Arabia Saudita
- ISIS
- Hezbollah
- Francia
- Gran Bretagna
- Russia
- Italia
- Al Qaeda
- il popolo curdo
- USA
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