venerdì 15 gennaio 2016

Il caos siriano: ISIS

Durante le vacanze invernali i miei studenti ed io abbiamo provato a mettere un po' di ordine nelle vicende attuali che riguardano la lotta allo Stato Islamico della Siria e del Levante. Ci siamo divisi i compiti, in modo tale che fossero analizzate le posizioni di ciascun protagonista della guerra in atto.

Quest'articolo è stato scritto da Francesca Veneziano.


Per non contribuire in nessun modo alla propaganda dell'ISIS, pubblico solo una foto che rappresenta il dramma dei profughi in fuga dalla guerra.



ISIS (o Daesh in arabo) è una sigla che indica lo Stato Islamico della Siria e del Levante, il nucleo del nascente califfato, guidato da Abu Bakr al-Baghdadi che si è autoproclamato Califfo, con l’intenzione di ampliare il suo territorio fino a ricreare quella che fu l'estensione del califfato omayyade nell'ottavo secolo d.C.

Per realizzare questo progetto è in possesso di armamenti pesanti, che provengono sia dall'acquisto, sia dalle razzie che gli stessi mettono in atto dopo gli attacchi a città e basi militari.

Col passare del tempo è diventato sempre più forte militarmente e ricco, grazie

  • al pagamento dei riscatti dei sequestri di persone che compie,
  • a un forte finanziamento che deriva dal Qatar (dove ci sarebbero le casse dello Stato Islamico),
  • alla vendita di petrolio,
  • allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, il traffico di uomini
  • al contrabbando di reperti archeologici.

All’interno del territorio l’ISIS applica la legge coranica (Shari’a), infliggendo pene terribili a chi non rispetta i dettami e agli oppositori, ma comunque amministrando il proprio territorio. Non regna l’anarchia.

All’esterno l’ISIS è contro tutti, e tutti sono contro l’ISIS, ma di fatto le divisioni interne al fronte anti-ISIS impedisce di contrastare efficacemente lo Stato Islamico.

I combattenti dello Stato islamico sono reclutati:

  • sul luogo, avvalendosi della popolazione locale, che viene convertita all’islam radicale;
  • fra i giovani di tutto il mondo, facendo una sapiente propaganda con l’utilizzo dei social-network, attraendo i cosiddetti foreign fighters, attratti dall’utopia del califfato ‘arrabbiati’ contro l’Occidente, che assegna agli immigrati di seconda o terza generazione un ruolo marginale.

I giovani stranieri arrivano nello Stato Islamico, in Siria o in Iraq, sono addestrati, indottrinati (il lavaggio del cervello è così forte che vengono convinti a compiere azioni suicide) e in alcuni casi ritornano al loro paese, dove compiono azioni terroristiche molto eclatanti, che aumentano e alimentano la propaganda.

Il “marchio” ISIS è talmente forte che altri gruppi jihadisti sparsi per il mondo, che prima agivano sotto il “marchio” Al Qaeda, si sono affiliati all’ISIS, proclamando fedeltà al califfo: il Libia, in Egitto, in Tunisia, nelle Filippine.



Si è già parlato di Siria, di Iran, di Turchia, di Iraq e di Arabia Saudita.

Gli altri protagonisti che saranno considerati nei prossimi post sono:

  • Hezbollah
  • Francia
  • Gran Bretagna
  • Russia
  • Italia
  • Al Qaeda
  • il popolo curdo
  • USA

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